Recentemente siamo stati ospiti del IMS (International Mountain Summit) dove si è tenuto il Medicine Camp un simposio dedicato alle patologie che possono colpire chi frequenta l’ambiente d’alta quota.
Il mal di montagna (conosciuto anche come AMS – acute mountain sickness) è una condizione patologica che si verifica quando il nostro corpo non è in grado di adattarsi in modo efficace alla quota. L’AMS è causato da una condizione di ipossia (carenza di ossigeno) che può comparire già dai 2500m di quota.
Dalle recenti statistiche, rese note durante il camp, a opera di Jean Pail Richalet e Erik Swenson, luminari della medicina di montagna, una percentuale che si avvicina al 40% dei frequentatori della montagna ne soffre.
La statistica, molto dettagliata ha analizzato tutti i casi di AMS, edema polmonare HAPE e edema celebrale HACE occorsi su un campione di 202 pazienti.
Ma quali sono i sintomi del mal di montagna?
Il primo sintomo è il mal di testa, cefalea, che può essere accompagnato da nausea e vomito, letargia, vertigini e sonno disturbato, che non vengono migliorati con la somminitrazione dei normal farmaci anti-infiammatori. Grazie ad un test di autovalutazione si può diagnosticare in modo rapido se stiamo soffrendo di mal di montagna. In una scala di punteggi da 0 a 3 nella tabella allegata possiamo determinare una somma totale che se supera il valore di 5 o oltre possiamo dire, con una certa precisione, affermare che si tratta di AMS.
Di solito l’AMS compare dopo qualche ora di permanenza in quota. Risulta particolarmente difficile capire a priori chi può essere affetto a causa della mutlifattorialità di questa patologia. Gli studi sono rivolti a comprendere chi può essere soggetto a svilupparla. Dai dati però è emerso che una predizione sicura al 100% è impossibile da ottenere a causa delle diversità fisiche dei soggeti e dal comportamento che potranno tenere in quota, nonostante l’utilizzo di test approfonditi.
Si può infatti ottenere una previsione che rispecchia una precisione del 70-80% circa.
Prevenzione
Il mal di montagna può essere prevenibile se si adottano alcune semplici misure cautelative. Per esempio salire ad una velocità non superiore ai 400m di dislivello al giorno, in alta quota, facilità l’acclimatamento dell’organismo diminuendo le probabilità di sviluppare l’AMS. Dopo aver consultato il medico, se necessitate di salire più velocemente, si può prendere in considerazione l’assunzione dell’acetazolamide (commercialmente conosciuto come Diamox). Questo principio, è accertato, riduce i sintomi del mal di montagna, anche se non è esente da controindicazioni. In alcuni soggetti ha causato formicolio alle estremità, modifiche della percezione dei sapori.
Come si cura?
Al momento non ci sono cure per chi soffre di AMS. La migliore soluzione per cancellare gli effetti del mal di montagna, una volta occorso, è quella di scendere di quota prima possibile. Acetazolamide e analgesici possono aiutare a curare la patologia, il riposo di qualche giorno a quote più basse può dare all’organismo il tempo di riprendersi e acclimatarsi. E’ assolutamente obbligatorio non proseguire con l’ascensione se si presentano questi sintomi, una maggiore esposizione alla quota in soggetti con AMS può sfociare in patologie più gravi quali edema polmonare e/o celebrale. Le due patologie più gravi non sono facilmente individuabili da persone non esperte. Se il soggetto affetto da AMS diventa confuso, instabile e presenta una fortissima cefalea potremo trovarci di fronte ad una condizione potenzialmente letale chiamata HACE (Edema celebrale). Se il soggetto invece soffre di affanno, tosse, labbra viola, se presenta in sintesi fenomeni tipici di un’infezione alle vie respiratorie, potremo trovarci di fronte al HAPE (Edema polmonare). Il consiglio in questi casi, oltre quello di ridurre rapidamente la quota è quello di avvertire i soccorsi il prima possibile.
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